Frammenti di Storia d’Italia 2002/2003

 

Domenica 19 ottobre, ore 21,30, Cafè al teatro, Prato (di fronte al Metastasio)

 

prove aperte dirette da Elio Varriale

 

 

Silvia Falugiani                                    Voce

Nicoletta Fiorina                                   Voce

Tommaso Geri                                      Chitarra

Michele Gurrieri                                   Tromba

Serena Moroni                                      Violino

Elio Varriale                                         Fisarmonica

Lucio Varriale                                      Chitarra

 

 

 

 

 

Ricerca storica e storiografica

 

Germana Galteri, Simone Malavolti, Carlo Savorelli, Giulia Sbraci, Elio Varriale

 

 

 

 

   «Come le vicissitudini dei Labdacidi nella saga tebana o le disavventure di Ulisse nella Grecia preomerica, come il Gran Khan dei Tartari nei racconti di Marco Polo de Il Milione o le avventure di Simbad il marinaio nelle affabulazioni di Sherazade de Le Mille e una notte, come le traversie di Gesù e San Pietro in Friuli o in Sicilia ne Le fiabe italiane di Italo Calvino o la vita ad esempio di S. Gennaro nell’immaginario popolare nonostante la revisione critica post-bollandista degli Acta Sanctorum; così Garibaldi, Sante Caserio, Lenin. Una storiografia a tutti gli effetti, che non può che iniziare con c’era una volta... Once upon a time... Il était une fois...» Elio Varriale.

 

<<La Storia d’Italia nelle mani del popolo è stata tramandata nella canzone con una freschezza mista d’amaro e di saggezza. Questa storia nascosta nel tempo viene ora recuperata da un emergente gruppo d’artisti, che con occhi nuovi assapora quei momenti e li restituisce vivi ad un pubblico che si trova ad essere coinvolto nello spettacolo. Un cerchio evocativo condito di  musicisti, cantanti e storici, che attraverso la loro spontaneità regalano sogni e ricordi del passato.>> Roberta Del Prete 

 

 

Il tessuto della Storia è quello che noi chiamiamo un intreccio, una mescolanza molto umana e poco “scientifica” di cause materiali, di finalità e di casualità; uno stralcio di vita, insomma, che lo storico ritaglia a suo piacere e nel quale i fatti hanno i loro legami obiettivi e la loro importanza relativa… La parola intreccio ha il vantaggio di ricordarci che lo storico studia qualcosa di altrettanto umano di un romanzo o un dramma, Guerra e pace, Antonio e Cleopatra… Quali sono i fatti degni di attirare l’attenzione dello storico? Tutto dipende dall’intreccio scelto; in se stesso un fatto non è né interessante né il contrario… Nella Storia, come in teatro, è impossibile mostrare tutto, non perché ci vorrebbero troppe pagine, ma perché non esistono fatti storici elementari, atomi d’avvenimenti. Se non si osservano gli avvenimenti nei loro intrecci, si viene aspirati dal turbine dell’infinitesimale.

(Paul Veyne)

 

Erano prigionieri e non si vedeva la prigione; cavalcavano, ma non si vedeva il cavallo; combattevano, ma le spade erano di canna; morivano, e poi si rialzavano. – Gli atti dei pazzi, - disse Farach, - eccedono le previsioni del savio. – Non erano pazzi, - spiegò Abulcasim, - rappresentavano, a quanto mi disse un mercante, una storia. Nessuno comprese, nessuno sembrò voler comprendere.

(Jorge Luis Borges, La ricerca di Averroè)

 

 

 

Un populu

Mittitilu a catina

Spugghiatilu

Attuppatici a vucca,

è ancora libiru.

 

Livatici u travagghiu

U passaportu

A tavula unni mancia

U letto unni dormi,

è ancora riccu.

 

Un populu

Diventa poviru e servu

Quannu ci arrobanu a lingua

Additata di patri:

è persu pi sempri.

 

Diventa poviru e servu,

quannu i paroli non figghianu paroli

e si mancianu tra d’iddi.

(Ignazio Buttitta, gennaio 1970)

 

 

Per i Grimm era lo scoprire i frantumi d’una antica religione della razza, custodita dai voghi, da far risorgere nel giorno glorioso in cui, cacciato Napoleone, si risvegliasse la coscienza germanica; per gli indianisti erano le allegorie, dei primi ariani, che stupiti dal sole e dalla luna, fondavano l’evoluzione religiosa e civile; per gli antropologi gli oscuri e sanguinosi riti d’iniziazione dei giovinetti delle tribù, uguali nelle foreste di tutto il mondo tra quei padri cacciatori ed ancor oggi tra i selvaggi; per i seguaci della scuola finnica delle specie di coleotteri da classificare e incasellare, ridotte ad una sigla algebrica di lettere e cifre, nei loro cataloghi – Type-Index e il Motif-Index – e nei loro tracciati delle fluttuanti migrazioni tra i paesi buddistici, l’Irlanda ed il Sahara; per i freudiani, un repertorio d’ambigui sogni comuni a tutti gli uomini, rubati all’oblio dei risvegli e fissati in forma canonica per rappresentare le paure più elementari.

Per tutti gli sparsi appassionati di tradizioni dialettali, l’umile fede in un dio ignoto, agreste e familiare, che si cela nel parlare dei paesani. […] Una mania di scoperta, per cui avrei dato tutto Proust in cambio d’una nuova variante del ciuco caca-zecchini.

(Italo Calvino, Le fiabe italiane, Einaudi, Torino, 1956)

 

Ma io entravo nelle case dei contadini pugliesi come un compagno, come un cercatore di uomini e di umane dimenticate istorie, che al tempo stesso spia la sua propria umanità, e che vuole rendersi partecipe, insieme agli uomini incontrati, della fondazione di un mondo migliore.

(Ernesto De Martino)

 

Qualche Brano tratto dall'antologia/canovaccio

 

Elio Varriale

Nicoletta Fiorina e Simone Malavolti

Sirvia Falugiani

Enrico Acciai, Simone Malavolti, Giulia Sbraci

Demo Audio: Oh Gorizia tu sia maledetta

Demo Video: Frammenti dei laboratori svolti al Cafe del teatro di Prato e all'Università di Firenze. (qualità pessima)